"la soppressione del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata ed a poter gestire il proprio denaro".
Da tempo infatti il nuovo strumento di lotta all’evasione fiscale, che dovrebbe partire a marzo, è al centro di polemiche infuocate e la sentenza in questione, che in pratica denuncia metodi ritenuti fondamentalmente lesivi dei diritti personali, si inserisce a pieno titolo in questo filone.
Con un grado di indubbia autorevolezza in più però, provenendo da un organo istituzionale.
“Eppure – commenta a caldo Alessandro Cotto, amministratore delegato del centro studi Eutekne – gli effetti pratici di questa sentenza saranno nulli.
C’è anzi il sospetto che si tratti di un’iniziativa di carattere mediatico”.
Le ragioni sono presto dette. Innanzitutto si tratta sempre un giudizio che riguarda un singolo caso. “Il solo percorso che si può immaginare possa avere conseguenze più generalizzate – spiega Cotto – è che l’Agenzia delle entrate, come forse prevedibile, faccia ricorso e che dopo i vari gradi di giudizio si arrivi in Corte di Cassazione.
Solo una sentenza dell’organo supremo di giustizia (La Cassazzione ) per quanto relativo sempre a un caso isolato, potrebbe avere ripercussioni per tutti i cittadini, visto che tali giudizi come sappiamo fanno giurisprudenza”.
Detto, fatto. L'Agenzia guidata da Attilio Befera, ha dichiarato all'Ansa di voler fare appello contro la decisione del giudice "anche perché molte delle spese che lederebbero la riservatezza sono quelle che lo stesso contribuente mette in dichiarazione per ottenere detrazioni''.
Un percorso che però, conoscendo i tempi biblici della giustizia civile italiana, potrebbe arrivare chissà quando. Per il momento dunque, non cambia nulla, nonostante le pesanti parole pronunciate dal tribunale di Pozzuoli secondo cui il redditometro determinerebbe
“la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto a invadenza del potere esecutivo”.
Il cittadino verrebbe privato "del diritto ad avere una vita privata" e di essere " libero nelle proprie determinazioni senza dover essere dover essere sottoposto all'invadenza del potere esecutivo e senza dover dare spiegazioni dell'utilizzo della propria autonomia e senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata".
Inoltre il redditometro metterebbe sotto lo stesso tetto "situazione territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere" poiché all'interno "della medesima Regione e della medesima Provincia vi sono fortissime oscillazioni del costo della vita. Sotto accusa il regolamento emanato il 24 dicembre 2012, « radicalmente nullo per carenza di potere e difetto assoluto di attribuzione» rispetto al «perimetro» tracciato sotto il governo Berlusconi.
Il giudice critica il fatto che «l'Agenzia delle entrate, anziché intensificare i controlli sulla realtà ai fini della ricostruzione reale dei redditi, tenda invece a privilegiare l'accertamento con il redditometro, meno dispendioso per costi e energia», strumento che «pone in evidente pericolo l'integrità morale della sfera privata».
Violazione diritto difesa : l'ordinanza
ha bocciato il redditometro anche per l'utilizzo della stima Istat che
"nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria" e
per la violazione del diritto di difesa, rendendo impossibile fornire
la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat.
In ogni caso ribadisco che la macchina fiscale non si fermerà certo per questa sentenza, e il redditometro partirà come previsto a marzo”. Sempre che il nuovo governo che uscirà dalle elezioni non dovesse decidere di intervenire d’urgenza su questa materia. Allora certamente le cose cambierebbero. Ma di questo si potrà parlare solo dopo il 25 febbraio.